lunedì 22 aprile 2013

Ma i gesuiti lo sanno che oggi c'è la famiglia postmoderna





Ivo Germano

Ne parlo martedì 23 aprile, alle ore 16, insieme a padre Miguel Yanez e Maria Cruciani, all’Università Gregoriana di Roma, l’ateneo della Società di Gesù, i gesuiti di Papa Francesco. Il tema è d’altronde centrale e alla Gregoriana ne hanno piena consapevolezza: “Il matrimonio postmoderno: un legame liquido?”. L’indebolimento e la frammentazione del legame matrimoniale e non solo è, infatti, uno degli elementi maggiormente dibattuti della e sulla “società liquida”. Ogni rapporto sociale è come la notissima marca di caffè liofilizzato, cioè solubile, anonimo, interscambiabile. Ben di più il matrimonio, da qualche anno, accoppiato con la parole crisi, fine, declino, ridimensionamento.
Certo, la liquefazione del legame sociale è un dato stoirco, almeno stando a quanto sostenuto, teorizzato, replicato ad libitum dalla sofisticata teoria neo-marxista di Zygmunt Bauman della “società liquida” e, circa il tema proposto dell’ “amore liquido” e delle sue conseguenze sociali e culturali. Al pari del lavoro l’amore diventa infatti precario, decisamente “a tempo” surrogato da “relazione complicate”, “prove generali” di giovani adulti che non finiscono mai, egolatrie, narcisismi, fughe in avanti, troppo avanti davanti a siti mirabolanti che tutto promettono: dall’anima gemella alle diverse e, sempre più specifiche, categorie del genere porno. Facendo di nuovo capo alla tesi di Bauman sulla volatilità assoluta dei legami da parte e sotto la spinta d’individui che intendono liberarsi da ogni vincolo, legame e dall’impossibile tenuta dei corpi intermedi e delle agenzie istituzionali d’intermediazione sociale, la società liquida sembra prospettare una sempre più frequente difficoltà non tanto a concepire il matrimonio "per sempre" o "per tutta la vita" quanto, in realtà, a riconoscerne un certo appeal. Una diversa cultura del legame di coppia sfocia nella criticità del matrimonio, come unione e promessa davanti alla società. A essere in crisi risulta la cifra simbolica delle nozze, tanto che la rilevanza sociale e culturale di un’alleanza fra uomo e donna è fragile e, appunto, in "crisi di liquidità" relazionale e responsabile". Inseguire le passioni non è più la chanche, ma una forma nuovissima di cattività, di blocco o impedimento per quegli stessi individui che tentano e ritentano di cambiare chi è al loro fianco oltreché il destino. La vecchia silloge marxiana del Manifesto (1848) per cui tutto ciò che era solido diventa liquido passa da “strutturale” a esistenziale, da mezzo e modo di produzione capitalistico a vettore della dissoluzione di quella particolare e delicata forma d’appartenenza significativa, stabile, duratura che chiamiamo famiglia. Nella misura in cui la stabilità non appare più il pre-requisito fondamentale il tessuto diventa più importante della stoffa, il contenitore più affascinante dei contenuti stessi, la performance più del progetto. La consunzione dei legami caldi in favore di fredde ipotesi e distratte promesse tecnologicamente mediate dal “Megalon digitale”, laddove il mascheramento e le identità fittizie, parzialmente, consentono di evitare il confronto con l’altro e la grande scoperta dell’autenticità e della centralità affettiva del legame matrimoniale. Ben oltre l’ipoteca meccanicistica del funzionamento e la coltivazione paziente e tollerante di un sentimento che farà da argine al puzzle intermittente di emozioni stanche, vezzi e tic alla moda.

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