domenica 3 novembre 2013

Il pensiero di Federico Caffè: l'economia senza etica è una scienza inesatta



Una delle pagine culturali di Avvenire oggi è dedicata al pensiero dell'economista Federico Caffè (1914-1987) del quale è stato pubblicato il testo L'economia contemporanea, con prefazione di Stefano Zamagni. Attratto dalle teorie di Keynes, Caffè si trovò nel dopoguerra in sintonia con le idee di Giuseppe Dossetti e Giorgio La Pira. Collaborò con la Banca d'Italia ma, poco attratto dal sistema di potere, si dedicò prevalentemente all'insegnamento di Economia politica alla Sapienza. Scomparve misteriosamente il 15 aprile del 1987 dalla sua casa in via Cadlolo a Roma (zona Montemario). La riscoperta del suo pensiero, oggi, è in singolare sintonia con il revival dell'imprenditore illuminato Adriano Olivetti. Zamagni sottolinea che le elaborazioni di Federico Caffè miravano a superare le teorie che esaltavano il collettivo a scapito dell'individuo o che sopravvalutavano l'individuo a scapito della sua dimensione sociale. La scienza economica, dunque, deve recuperare l'impegno civile per oltrepassare il concetto secondo cui il compito degli economisti è solo quello di produrre ricchezza. In questo modo si potrà restituire all'economia un valore etico imprescindibile, liberandola dalle utopie collettiviste e da quelle individualiste. "Il problema allora - scrive Zamagni nella sua prefazione - è quello di operare una saldatura tra queste due polarità, mostrando come, nelle condizioni storiche di oggi, sia falso vedere i termini che descrivono le coppie appartenenza-indipendenza, efficienza-equità, autointeresse-solidarietà, come alternativi. E' falso cioè pensare che ogni rafforzamento del senso di appartenenza debba essere visto come una riduzione dell'indipendenza della persona; ogni avanzamento sul fronte dell'efficienza come una minaccia dell'equità; ogni miglioramento dell'interesse individuale come un affievolimento della solidarietà. Già in un saggio del 1943 Caffè scriveva: 'Compito fondamentale e ideale della politica economica rimane pur sempre quello del simultaneo raggiungimento dei due non separabili obiettivi: massimo prodotto (efficienza) ed equa distribuzione'. Non v'è chi non veda come l'attuale crisi di senso dell'economia dipenda in gran parte dalla circostanza che la scelta consumata nell'ultimo trentennio di non occuparsi più delle questioni di valore rende la disciplina particolarmente esposta allo sfruttamento ideologico dei suoi risultati. Ebbene, l'invito che, con coraggio, Caffè ha sempre rivolto è quello di pensare alla ripresa di una ricerca economica nella quale interesse conoscitivo e impegno civile tornassero a contaminarsi reciprocamente".   

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