domenica 3 novembre 2013

L'utopia di Olivetti: tutto il potere alle Comunità



Venator

La recente fiction su Adriano Olivetti imprenditore "illuminato" ha restituito questa figura alla centralità che merita nel dibattito politico e economico al punto da far parlare alcuni commentatori di Olivetti-renaissance. Eppure come sempre la "vulgata" su un personaggio rischia di trasformarlo in stereotipo smussandone la complessità del pensiero. Olivetti infatti era interessato anche a una serie di trasformazioni sociali e politiche in grado di integrare la democrazia parlamentare. Proponiamo dunque un breve estratto di un suo scritto del 1958 (L'idea di una comunità concreta) sugli obiettivi del suo Movimento Comunità, un passaggio in cui Olivetti oppone alla pratica dei partiti cattolici e di quelli comunisti un'altra idea di rappresentanza. "Noi opporremo (ai partiti cattolici e ai partiti comunisti, ndr) una democrazia integrata, un tipo nuovo, una forma nuova di rappresentanza più forte, più efficiente, della democrazia ordinaria, ma altrettanto rispettosa dell'eterno principio dell'uguaglianza fondamentale degli uomini e della libertà di ognuno all'associazione, alla propaganda, all'esplicazione del proprio pensiero politico. La democrazia ordinaria è troppo debole e incline a essere sopraffatta dalla forza del denaro o dalla pressione di gruppi organizzati che non sono la espressione della maggioranza; essa dà luogo così alternativamente a regimi neo-assolutisti o a stati di massa, entrambi ugualmente lontani dal rispetto della libertà della persona umana. La democrazia, e quindi il suffragio universale, deve perciò essere integrata. Così come un legno che puro è debole e si piega al mutare di ogni vento, frammisto e saldato ad altri legni diventa rigido e resiste al tempo, non altrimenti la democrazia per essere forte e durevole deve essere compensata, rafforzata. Le forze che bisogna immettere nello Stato per determinare una vera democrazia, a fianco del suffragio universale, sono le forze del lavoro e le forze della cultura, le quali non hanno trovato sinora nello Stato moderno una sufficiente e coerente espressione giuridica". Olivetti prosegue lanciando la formula "tutto il potere alle comunità", con il quale assegna una missione spirituale e "redentrice" alla politica orientata alla visione cristiana dell'uomo e della vita. Le comunità sono "piccole patrie" dove si esprime "la nostra vita sociale e la natura che ci è intorno". Questa la definizione "utopistica" di comunità fornita da Olivetti: "La comunità è storia che si fa ogni giorno ed ogni giorno sarà cosa viva, quando avrà operato a lungo nelle coscienze ove alberga già in potenza il desiderio di verde e di pace del desolato uomo modero, quando avrà anche operato nella materia costruendo villaggi nuovi, abbattendo i rioni oscuri e malsani della vecchia città".  

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