mercoledì 15 gennaio 2014

La guerra siriana e il ruolo di Arabia Saudita e Iran: verso un punto di non ritorno



Soso
La decomposizione della tristemente nota Al Nusra è iniziata. La più temibile tra le formazioni kaediste mobilitate nell'invasione della repubblica araba siriana, ha iniziato non solo ad essere sconfitta in una serie di riconquiste dell'esercito nazionale, ma manifesta ormai tutti i segni di un cedimento strategico totale. Sul fronte di Raqqa nel nord-est siriano è stato arrestato uno dei suoi capi militari, mentre fuggiva travestito con niqab e make-up da donna, mentre interi reparti in prevalenza balcanici, smobilitano per tornare nell'Europa che li ha spediti ipocritamente avanti nel tentativo di colonizzare ancora un popolo capace di grandi espressioni culturali, quando Berlino e Parigi erano solo sperduti villaggi.
Il canale televisivo irakeno Al-Sumariya ha invece apertamente denunciato la partecipazione saudita, nell'aggressione kaedista contro il popolo siriano e quello irakeno. Il leader fondamentalista Shaker Vahib el-Fahdavi infatti, ucciso pochi giorni fa nel corso dell'offensiva governativa nella Provincia di Anbar, aveva conferito con emissari del Principe Bandar bin Sultan, capo dei Servizi Segreti di Riyadh, ricevendo 150 milioni di dollari e 60 autoveicoli dagli emissari sauditi. L'Anbar è stato sconvolto da violenze inaudite, perché le milizie qaediste con basi sia in Iraq che in Siria hanno lanciato un’offensiva senza precedenti negli ultimi dieci anni. Il gruppo kaedista chiamato Stato islamico dell’Iraq e del Levante (Isis), ha dovuto lanciare un’offensiva su vasta scala contro Ramadi e Falluja, mentre dall’altro lato del confine, in Siria, combatteva contro altri gruppi armati mercenari, kaedisti e non. Una tragedia del tutto nuova, che si spiega solo con l'evidenza della situazione strategica siriana, dove l'esercito nazionale, i comitati popolari di resistenza, i volontari Hizb-Allah e i cristiani siro-libanesi, ma anche gli yemeniti e gli iraniani, dilagano ormai su tutti i fronti. È divenuto sempre più urgente attaccare la Siria su altri fronti in modo decisivo, pena l'inutilità di un concerto di interventi internazionali durato tre anni e in cui sono stati investiti enormi capitali, oltre a una prima linea combattente fornita dall'internazionale kaedista. Che questa nuova fiammata di guerra costituisca un possibile punto di non ritorno, è evidenziato dalla preparazione all'intervento sul campo da parte dell'esercito iraniano, che suona come un avvertimento diretto proprio all'Arabia Saudita. Il Vicecapo di Stato Maggiore delle Forze Armate iraniane, Generale Mohammed Hejazi ha infatti dichiarato che "Se ritenuto necessario ed esplicitamente richiesto dal Governo di Bagdad" l'esercito di Teheran è pronto a fornire aiuto logistico, tattico e operativo all'Esercito irakeno impegnato nella campagna antiterrorismo nella Provincia di Anbar. Ma il riaccendersi della rivolta sciita nel Bahrein, presidiato militarmente dall'esercito saudita, indica chiaramente come tutto il golfo persico diverrà terreno di scontro, se l'interferenza saudita continuerà a violare la sovranità e l'indipendenza della Repubblica Irakena e di quella Siriana.

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