domenica 5 gennaio 2014

La partita che si gioca in Medio Oriente: i kaedisti usati per giustificare l'attacco dell'Occidente



Soso

La rivolta kaedista nell'ovest irakeno confinante con la Siria, ha aperto ormai un vero e proprio nuovo fronte della guerra che, travolgendo ogni confine, si manifesta sempre più come un conflitto regionale e internazionalizzato. I miliziani kaedisti hanno infatti dato battaglia a Falluja e Ramadi, decisamente troppo vicino alla capitale Baghdad: forze di élite e unità corazzate irakene sono quindi entrate in combattimento nelle due città simbolo della resistenza all'invasione anglo-americana del 2003. È quindi sempre più evidente il coinvolgimento saudita nel conflitto: come retrovia logistica sul fronte irakeno; come supporto finanziario e direzione delle cellule kaediste in Libano, confermate dall'arresto del saudita Majed al-Majed, capo delle Brigate Abdallah Azzam, da parte dell'intelligence di Beirut. E infine non vanno sottovalutati i tentativi sauditi di ingraziarsi il paese dei cedri con tre miliardi di dollari e l'aiuto della Francia, a patto che il Libano accetti di diventare pedina di Riyadh nella guerra contro Assad ed Hizb-Allah. 

La raffica di attentati stragisti nella capitale libanese e le sommosse kaediste a Tripoli siriaca, nel nord del Paese dei Cedri, parlano chiaro: il Libano sarà sempre più coinvolto, per aprire un fronte marittimo che supporti nuove offensive contro la Siria, dove l'esercito nazionale procede ormai quasi dappertutto con operazioni antiterrorismo. È oggi insomma necessario chiedersi quali potenze vogliano un Libano incendiato, una Siria divisa e un Iraq devastato dagli attentati. La risposta indica con precisione oltre all'evidente Arabia Saudita, la riedizione del patto Sykes-Picot con cui Regno Unito e repubblica francese intendono riportare indietro di un secolo l'intera regione (Il patto Sykes-Picot fu stipulato il 16 maggio 1916 e in quell'occasione Regno Unito e Francia definirono segretamente, dopo la fine della Prima guerra mondiale, le loro rispettive aree di influenza in Medio Oriente, in particolare sui territori tra la Siria e lì'Iraq). 

Il grimaldello strategico ormai evidentissimo e già utilizzato nella grande destabilizzazione araba degli ultimi tre anni, è l'armata kaedista scatenata per giustificare il successivo intervento imperialista occidentale. Armata strutturata come rete terroristica forte ormai anche di cinquemila combattenti europei, con passaporto di Paesi dell’area Schengen. Lo dice chiaramente l'intelligence belga citata dal quotidiano francofono Le Soir, che denuncia anche un gruppo kaedista fiammingo: 200 cittadini con passaporto belga che combattono in Siria e Iraq e di cui almeno 20 sono morti in battaglia.

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