domenica 23 marzo 2014

Il capitalismo favorisce solo chi nasce ricco



La società capitalistica attuale non favorisce l'ascesa sociale: la concentrazione dei patrimoni nelle mani di pochi fa somigliare l'economia dei paesi occidentali a quella dell'Ottocento. Il dinamismo del libero mercato non favorisce il merito ma l'accumulazione di patrimoni nelle mani di pochi individui. Quest'ultima legge del capitalismo è stata enunciata in un saggio che fa discutere da Thomas Piketty (Le Capital au XXI siècle). Così ne riferisce Mark Schieritz su Die Zeit: "Piketty ha raccolto per anni i dati economici di molti paesi e li ha studiati individuando uno schema stupefacente: i patrimoni si sono sempre moltiplicati a un ritmo molto più rapido del Pil. Secondo lo studio, le rendite delle azioni, dei crediti o degli immobili, oscillano in media tra il 4,5 e il 5 per cento all'anno, mentre nel lungo periodo la crescita del Pil si aggira tra l'1 e l'1,5 per cento. Il reddito da lavoro non può tenere il passo di quello prodotto da patrimoni già accumulati. Inoltre, dal momento che i patrimoni sono ereditati dai figli dei proprietari, la disuguaglianza esistente si riproduce per generazioni, vanificando la promessa liberale per cui il libero mercato garantirebbe benessere a tutti. In un mondo in cui le dinastie familiari controllano buona parte delle risorse economiche, la nascita determina la condizione sociale". E la diffusione del sapere, al contrario di quanto si ritiene comunemente, non favorisce la parità sociale. Piketty propone, per porre rimedio a tutto ciò, un'imposta patrimoniale internazionale. (a.t.)

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